IN LABORATORIO
LA MISSIONE
Un bastone da hockey non è solo un attrezzo: è carbonio, vetro, aramide. Materiali resistenti, leggeri… ma quasi impossibili da riciclare.
Ogni anno se ne producono oltre 3 milioni, e circa il 70% si spezza sul ghiaccio. Ma davvero tutto questo dovrebbe finire nella spazzatura?
Per me la risposta è NO!
Perché non è solo riciclo.
È memoria, è passione, è battaglia.
Ogni bastone che recupero ha parato, segnato, lottato. Ha vibrato tra le mani di giocatori che hanno dato tutto per la loro squadra, sotto il rumore delle lame, il boato dei tifosi, la tensione di una partita che conta.
Non è un materiale di scarto.
È un pezzo di gloria!
E io lo trasformo a mano, mescolando stampa 3D e artigianato, in qualcosa di nuovo.
Di unico.
Di tuo.
Ogni graffio racconta una storia. Ogni taglio è una sfida. Ogni oggetto è un omaggio a chi vive l’hockey non solo come sport, ma come modo di essere.
Perché chi ama davvero una squadra… la porta sempre con sé.
UN GRAN BEL CAOS
Dietro ogni oggetto non c’è una catena di montaggio, ma il mio laboratorio.
Un luogo fatto di segatura, polvere di carbonio e passione.
Ogni pezzo richiede pazienza, ingegno e strumenti diversi: dal traforo elettrico al trapano a colonna, dalla levigatrice alla sega circolare, fino alla stampa 3D. Non esistono scorciatoie.
SI SPERIMENTA, SEMPRE
I bastoni da hockey non sono pensati per rinascere: carbonio e aramide sono materiali durissimi da lavorare, e siamo in pochi a farlo.
Ma è proprio questa sfida che alimenta la mia voglia di sperimentare, di cercare soluzioni sempre diverse.
PAROLA d’ORDINE: RICICLARE
Anche il packaging e i cartellini raccontano questa filosofia: sono realizzati in carta fatta a mano da un’artigiana ticinese (www.ideeincarta.ch), partendo dai battimano usati sugli spalti. Perché il riciclo è un cerchio che si chiude, sempre.